Dottrina dell'architettura

11 Ottobre 2020
– Dottrina dell’architettura

Il Battistero di Albenga: gioiello paleocristiano

Con un focus sul Battistero di Albenga, torna l’appuntamento di Formae Lucis con la rubrica dell’architetto David Napolitano dedicata alla scoperta delle caratteristiche di alcuni beni artistici della Diocesi di Albenga e Imperia. Dopo aver scoperto la facciata della Basilica di San Maurizio, Duomo di Imperia, oggi ci spostiamo ad Albenga alla scoperta del suo Battistero, prezioso esempio di architettura paleocristiana risalente al V secolo.

Oltre al pregio storico e artistico, il Battistero di Albenga è di notevole interesse per quel che riguarda la composizione architettonica. Si osserva per esempio l’utilizzo di un dado tra l’imposta degli archi e i capitelli: la soluzione non è definibile come un semplice pulvino (il basso cuscino inserito in quella posizione), ancorché la funzione sia analoga. Costituisce una sorta di vero e proprio architrave, una versione ridotta della soluzione adottata secoli dopo dal Brunelleschi con l’inserimento di una porzione di trabeazione completa, in questo caso estremamente appropriata. Le colonne sono in pratica addossate alla parete: vediamo infatti come il cimazio dell’architrave costituisca la continuazione della cornice modanata che corre lungo il perimetro dell’edificio e come quindi tale dado, o meglio porzione di architrave, rappresenti la continuità strutturale con la muratura retrostante.

Sezione tratta da Strafforello Gustavo, “La patria, geografia dell’Italia. Provincie di Genova e Porto Maurizio”, 1892.

Particolare dei capitelli del battistero

La trabeazione dorica, il cornicione e il fregio

Passiamo alla scoperta della trabeazione dorica, nella celebre e ammiratissima tipologia mutulare definita da Jacopo Barozzi detto il Vignola. Tale parte architettonica è suddivisa in tre membri: dall’alto verso il basso, cornicione, fregio e architrave.

Il cornicione è suddiviso in tre porzioni: sima (che costituisce il canale di gronda) dal classico profilo a gola dritta, gocciolatoio composto da una fascia aggettante con cimazio superiore (che costituisce lo sporto di gronda), sottocornice a più risalti tra cui spicca quello dei grandi mutuli che sorreggono il gocciolatoio (che costituisce il supporto strutturale dei travicelli del tetto ligneo).

Il fregio presenta la classica alternanza di triglifi (le travi trasversali dell’antica struttura in legno) e le metope (i pannelli di chiusura tra una trave e l’altra), fermati in alto dalla fascia del fregio e in basso dagli ipotriglifi (visibili nell’architrave).

L’architrave è a due fasce, con un cimazio superiore, detto tenia, sotto la quale sono poste la regula e le gocce dell’ipotriglifo (i cunei lignei che impediscono alle travi trasversali di oscillare in avanti).

Trabeazione dorica

Testo a cura dell’Arch. David Napolitano

David Napolitano

David Napolitano, nato a Foligno, di formazione classica, si è laureato in architettura a Firenze, dove ha conseguito contemporaneamente il diploma in pianoforte presso il Conservatorio Cherubini, dedicandosi in seguito anche alla musica antica e prassi clavicembalistica. È esperto in composizione architettonica classica e architettura sacra; allo svolgimento della libera professione, che riguarda sia la nuova progettazione che il restauro, affianca continue collaborazioni con università, dipartimenti, istituzioni accademiche e religiose, in Italia e all’estero, partecipando altresì come relatore a convegni nazionali e internazionali e portando avanti un lavoro di studio e di ricerca, con risultati di grande rilevanza e pubblicazioni scientifiche.