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21 Luglio 2021
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Il figlio dell’uomo – sacra rappresentazione in forma d’arte

Venerdì 23 luglio alle 21.15 nella chiesa di San Matteo a Laigueglia si svolgerà Il Figlio dell’uomo – Sacra rappresentazione in forma d’arte, rappresentazione teatrale con la compagnia I cattivi di cuore che avrà come palcoscenico lo scenografico e grande cartelame della parrocchiale. Ingresso libero, posti limitati. Sarà garantito il distanziamento, con mascherina obbligatoria in applicazione al protocollo di prevenzione anti Covid 19 stabilito dalle autorità competenti.  

Riscoprire le antiche tradizioni del territorio ancora vive negli animi è lo scopo di un progetto che va oltre la semplice idea di spettacolo, ma che si costituisce nei termini di una vera ricerca di identità culturale. Così come nel Medioevo la Chiesa fu luogo di rinascita del rito teatrale, oggi ne diviene custode e promotrice, luogo eletto in cui divino e umano si incontrano e in cui il passato e il presente si fondono in un solido legame, attraverso l’Arte.

La Chiesa di San Matteo a Laigueglia (SV) con i suoi apparati effimeri a formare una vera e propria cortina teatrale, sembrava solo richiedere la presenza fisica dell’attore, in grado di ridare vita, nel qui e ora, ad antiche tradizioni  e riti propri di una specifica collettività.

Sul palco del cartelame Andrea Bellanova, Consuelo Benedetti, Alessandro Cirilli, Simone Cristiano, Giovanni De Mattia,Vittorio Falchi, Roberto Ferraro, Mauro Gambino, Ambra Ghiglione, Giovanna Marzuoli, Alessandra Pavone. I costumi sono di Luciana Isola, il service audio luci di Alexander service.

La storia che viene narrata è quella della Passione di Cristo, le parole che danno vita all’azione scenica sono quelle della Passione di Giobatta Martini, scritta a partire dagli antichi testi del 1600, con una struttura classica di endecasillabi, che vede l’adattamento e la regia di Giorgia Brusco nella cornice speciale delle opere d’arte pittorica dei Cartelami.

«Nel nostro concetto riscoprire la tradizione non vuol dire riproporla nelle stesse forme, questo sarebbe come costruire un falso storico, privo di senso e fondamento – spiega Giorgia Bursco – Per questo la scelta è stata quella di  fondere alcuni elementi storici e fondanti con elementi propri del fare teatro contemporaneo. La struttura tradizionale del testo quindi  si contrappone alla dinamica contemporanea dell’allestimento in cui le suggestioni visive, restituite soprattutto dalle coreografie dei corpi, e le  impressioni sonore,  sottolineano il rapporto tra modernità e tradizione, tra sacro e profano, tra verità e narrazione».

Il testo porta vivi in sé antichi retaggi delle Sacre rappresentazioni medievali, dove momenti di vita terrena della Passione di Cristo erano contrapposti a momenti ultraterreni popolati da personaggi demoniaci, che tessono le trame del Male, descritti in modo grottesco e quasi giullaresco.

«Abbiamo deciso di rendere omaggio alla più antica tradizione della Commedia dell’Arte, facendo diventare questi demoni maschere dalle fattezze animalesche, prendendo spunto da alcuni suggerimenti che l’autore mette in nota al testo – prosegue la regista – Troviamo nella prefazione del Martini, uno dei motivi principali che ci hanno spinto a lavorare su questa sacra rappresentazione: “servendomi della forma scenica come quella più capace di permeare attraverso i sensi l’animo umano, ho cercato di fondere in un’aura classico-moderna la componente vissuta con quella soprannaturale e quella fantastica che hanno tutte uno spazio nell’anima popolare. Attenzione ho posto anche ad essere facilmente comprensibile, poiché questa tragedia è scritta principalmente perché parli al sentimento”. Ed è proprio il sentimento, l’emozione, la vita interiore dei personaggi a divenire protagonista della scena ed ad averci donato la chiave per una lettura modera del testo. Senza intaccare la struttura metrica, la parola viene eletta a protagonista, ma sfrangiata di tutte le possibili sovrastrutture ridondanti e resa spoglia, vera, essenziale nella sua forma di azione in grado di vibrare nell’aria per unire i sentimenti di pubblico e attori. Così la scena è nuda, spoglia. Solo i corpi degli attori e pochi elementi scenografici popolano lo spazio scenico, per portare l’accento non sull’estetica, ma sul messaggio».
L’evento fa parte di «Tremò la terra il ciel s’aperse». Viaggio con Dante tra i cartelami della Diocesi di Albenga-Imperia, una più ampia rassegna di Formae Lucis con triplice articolazione lungo il 2021: Regnavit a ligno Deus e Pitture sui cartelami da illuminarsi la notte sono le due mostre – la prima presso il Museo Diocesano di Albenga e la seconda diffusa in 12 tappe sul territorio diocesano, visibili fino al 15 settembre – che accompagnano la rappresentazione del gran teatro dei cartelami, parte del cartellone estivo organizzato da Forame Lucis con la parrocchia di San Matteo a Laigueglia nell’ambito del cartellone di Di voci e d’accordo.