I papi e l'arte - Sezione Novecento

25 Maggio 2022
– I papi e l’arte – Sezione Novecento

La speciale vocazione dell’artista

“Far nascere il sorriso di un bambino, illuminare per un istante lo sguardo disperato di una persona sola e, attraverso lo spettacolo e la festa, rendere gli uomini più vicini gli uni agli altri, è la grandezza di queste professioni”. A parlare è Giovanni Paolo II nel corso di un incontro sulla Pastorale per gli artisti Circensi.
Karol Wojtyla è un papa poliedrico. Poeta, drammaturgo e attore egli stesso, ben conosce il senso dell’arte come vocazione. L’arte e la bellezza, infatti, sono da sempre legate allo spirito più profondo dell’uomo, alla sua capacità di rispondere alla chiamata divina che lo porta a contemplare il bello delle cose. «In un senso molto vero – affermava nella Lettera agli artisti – si può dire che la bellezza è la vocazione a lui rivolta dal Creatore col dono del “talento artistico”».
La mistica di Giovanni Paolo II emerge nella considerazione che egli ha dell’uomo nel complesso delle sue attitudini, che egli riesce a individuare in ogni aspetto dell’umano, da quelli più comuni o drammatici a quelli più lievi. Come è noto l’esperienza drammaturgica lo accompagna nel corso di tutto il suo pontificato insieme all’inarrestabile voglia di comunicare. Come dimenticare Papa Wojtyla che ride, batte le mani e i piedi, danza con i giovani, che fa ruotare il suo bastone, che si entusiasma e trascina?
Protagonista di uno di questi momenti di “santa allegrezza” del papa è il giovane, Diego Poole, oggi docente universitario e membro dell’Opus Dei. «Sono l’undicesimo di quattordici fratelli – racconta Poole – I miei genitori fin da piccolo avevano cercato di trasmettermi l’idea della santità nella vita ordinaria, ci ho creduto veramente quando ho ricevuto la vocazione all’Opera, e ancora oggi continuo a crederlo. Negli anni in cui ero studente ho coltivato la passione di fare la parte del pagliaccio, tanto che quasi sono arrivato a guadagnarmi la vita con questo “lavoro”. Una volta, a Pasqua, sono andato a Roma con altri studenti e ho avuto la fortuna di vedere papa Wojtyla e di potermi esibire per lui vestito da pagliaccio, insieme a un mio amico che ora è sacerdote e che faceva la parte, molto simpatica, di un mago fanfarone. Il Santo Padre rise a tal punto che quasi rischiò -non esagero- di cadere dalla sedia».
Capace di grandi gesti, sorprendenti e audaci, Giovanni Paolo II non si risparmia nulla: avverte la vocazione artistica “come sorta di scintilla divina” e l’accoglie con il fascino dell’umorismo. «Potete essere certi – rassicura il papa agli artisti – quando gli uomini hanno come mestiere di offrire un poco di felicità, Dio non fuori della festa».

[A cura di G.B. Gandolfo]