I papi e l'arte - Sezione Novecento

20 Giugno 2022
– I papi e l’arte – Sezione Novecento

L’arte davanti al mistero del Verbo incarnato

Giovanni Paolo II scrive nella Lettera agli artisti che la società ha bisogno di artisti e di testimoni della fede “che garantiscano la crescita della persona e lo sviluppo della comunità attraverso l’arte educativa“ che accresce la cultura della comunità e rende “un servizio sociale qualificato a vantaggio del bene comune”. Ne è consapevole l’artista quando annulla il suo lavoro “senza lasciarsi dominare dalla ricerca di gloria fatua, dalla smania di una facile popolarità e da un possibile profitto personale”. È invece importante creare una sorta di “spiritualità del servizio artistico “in modo da contribuire “alla vita e alla rinascita di un popolo”. L’artista che si colloca al servizio del bene comune, può certamente porsi davanti al mistero del Verbo incarnato perché il Figlio di Dio, si rende visibile e scaturisce in lui “il centro a cui riferirsi per comprendere l’enigma dell’esistenza umana, del mondo creato e di Dio stesso”.

Papa Wojtyla, durante il suo lungo pontificato, approfondisce i connotati della testimonianza e il concetto della missione dell’artista. Egli non cessa mai di fissare il mondo dell’arte, cui sente di appartenere. Anche da papa, infatti, non manca di produrre poesie, come dimostra la pubblicazione del Trittico Romano, attraverso il quale attesta che la Chiesa non è affatto sorda agli accenti e all’impegno degli artisti. Essa dialoga e si confronta con loro nella continua contemplazione di versi abili a generare emozioni e valori, inquietudini e trepidazioni, vicende umane ed affetto divino. Il papa in persona segue con determinazione e certezza l’arte che afferra la bellezza del creato, di cui intuisce e canta il mistero e ne scava con l’intensità dello spirito i gesti e i travagli, fino ad approdare nello stupore incontaminato dell’estasi cristiana. La tenerezza della Chiesa agli artisti, per volere del papa, cattura la calda e sicura spiaggia della vita e restituisce all’arte il fascino e il candore di un agire forse per certi versi ancora da migliorare nel tormento della materia e dell’angoscia del limite, ma ravvivata da suggestive trasparenze e dalla purezza della compagnia di Cristo. Questo fondamentale evento del “Dio mistero” si pone come sfida sul piano della creazione artistica, ne assaggia la bellezza e si accende nella incarnazione del Figlio di Dio, che introduce nella storia dell’umanità, svelata nell’immaginazione di pittori, poeti, musicisti, autori di teatro, di cinema, e di clown. Per papa Wojtyla, la cronaca artistica detta ciò che costituisce l’ampio e variopinto capitolo di fede e di bellezza.