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23 Febbraio 2022
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Paolo VI: l’artista mediatore fra spirito e materia

Parlando dell’Unione cattolica Artisti italiana (Ucai) da lui fondata ai tempi della sua attività come assistente della Fuci, san Paolo VI specifica che si tratta di una istituzione che «è accompagnata da una fede cristiana, da una preghiera comune, da una carità, allora siamo veramente alle origini di un’arte nuova, e ne abbiamo scoperto il segreto, facendo scaturire nella carità, misteriosamente, lo Spirito Santo, lo Spirito animatore. Ogni artista è in qualche cosa pontefice in senso etimologico, un facitore di ponti fra terra e cielo, fra qui e l’altrove». Soprattutto è formata da artisti cattolici, che egli stima e coinvolge sia perché possono “capire e bere alla nostra sorgente invisibile e soprannaturale e alla nostra esperienza religiosa”, sia perché può fidarsi di loro in quanto essi sono artisti “in comunicazione e in sintonia con il culto e con la spiritualità cristiana”.

«Esiste – constata Paolo VI – in questo nostro arido mondo secolarizzato, una capacità prodigiosa di esprimere, oltre l’umano autentico, il religioso, il divino, il cristiano». Una constatazione che facilita il papa a lanciare agli artisti intuizioni e messaggi inneggianti al profondo della bellezza per evitare sconforti e disagi, da sostituirli con “la gioia del cuore” pronti a resistere “al logorio del tempo”. Infatti «la bellezza può lasciar trasparire qualcosa della speranza che è più grande della sofferenza e della decadenza».

È la ragione che, nel 1973, induce Paolo VI ad inaugurare la “Collezione d’arte religiosa moderna”, a cui partecipano 250 artisti, firmatari di 700 opere distribuite in oltre 50 sale. Oggi sono circa 400 i soggetti selezionati all’interno della raccolta. Il disegno di papa Montini è quello di “avviare una nuova stagione dell’arte”, perciò non manca di ricordare “il valore e l’importanza dell’atto creativo, proprio degli artisti, ai quali si rivolge per affidare loro una specifica evangelizzazione per immagini che sorseggia l’annuncio di Cristo “rendendolo accessibile e comprensibile a tutti per conservare la sua ineffabilità, il senso della sua trascendenza, il suo alone di mistero”.

Fra Paolo VI e l’artista nasce il segnale di una complicità culturale, pronta a prendere per mano un percorso religioso sotto le sembianze del cristianesimo. Lo dimostra il perdurare del leitmotiv pontificio, che ritiene l’artista come «il veicolo e il tramite, l’interprete, il ponte fra il mondo religioso e spirituale e la società e l’esperienza degli altri e le anime con cui veniamo a colloquio». In questo caso, l’arte indica il “bisogno di Qualcuno che dia senso all’effimero” perché, conclude Paolo VI: «Voi artisti siete i custodi della bellezza del mondo».

[Testo a cura di G.B. Gandolfo]